sabato 18 novembre 2017

Il vecchio maestro Tansella... Piscinola, in una cronaca del 1900...


Questo articolo narra un episodio accaduto a Piscinola, nell'anno 1900 e riguarda un anziano insegnante della scuola municipale di Piscinola, che si chiamava Giuseppe Tansella.
Il Tansella è stato tra i primi militanti a Napoli del nascente partito Socialista e, per le sue idee e per le sue frequentazioni politiche, fu aspramente osteggiato e, si può dire, perseguitato, dall'allora amministrazione scolastica e anche comunale.
Scolaresca dell'antica scuola municipale di Piscinola, foto di Vincenzo Tomo
La città di Napoli vanta, a partire da fine Ottocento, la formazione di un nucleo consistente di adepti e militanti del nascente movimento popolare, rappresentante della classe operaia, che sarà il nuovo gruppo dirigente politico all'inizio del '900; infatti tra le fila del partito Socialista napoletano annoveriamo personalità importanti, del calibro di Arturo Labriola, docente all'università di Napoli, poi deputato del Regno e di Arnaldo Lucci, che già alla fine dell'Ottocento mossero in città i primi passi del loro percorso politico.
A quei tempi i maestri scolastici (secondo il Regio D. Leg. n. 3725 del 13 nov. 1859 - promulgato dal Regno di Sardegna - noto come Legge Casati), erano designati dalle amministrazioni comunali (ovvero dai Municipi), a cui appartenevano le scuole. Restavano di ruolo per la durata di un triennio, al cui scadere potevano essere licenziati o rinnovati per un altro triennio o a vita (art. 333); ovviamente questa norma, che rappresentava una prerogativa insindacabile dell'amministrazione locale, comportava l'avverarsi di frequenti casi di ingiustizie e anche di soprusi, per finalità sia ideologiche che politiche, come stipendi non elargiti o pagati in ritardo e addirittura di licenziamenti di sana pianta.
Piazza Municipio a Piscinola (attuale piazza B. Tafuri), anni '30 ca.
La città di Napoli era all'epoca amministrata da una giunta guidata dal sindaco Antonio Summonte, personaggio molto discusso per episodi di malgoverno cittadino, che sarà poi indagato e condannato, grazie a una commissione di inchiesta parlamentare, chiamata Inchiesta Saredo ed a un processo, che prenderà il nome dai principali imputati, come: "Processo Casale-Summonte". A denunciare questo malgoverno, il principale protagonista fu un giovanissimo giornale cittadino...!
Un manipolo di uomini, napoletani di nascita o di fuori provincia, fondarono a Napoli, nel 1899, lo storico giornale, chiamato «La Propaganda», che fu rivista prima e quotidiano poi, espressione del pensiero socialista, il quale giocò un ruolo importante nello smuovere la città di Napoli dal torpore in cui versava alla fine dell''800, attanagliata com'era da diffuse forme di connivenze e di malaffare. 
Il caso che stiamo per narrare fu ampiamente pubblicizzato sulle pagine di questa testata (ovviamente a scopo di propaganda politica), ma tanto da destare l'indignazione pubblica generale e tante manifestazioni di solidarietà da parte del mondo scolastico.
Già nel 1867, Giuseppe Tansella era persona alquanto conosciuta nel mondo scolastico dell'epoca, infatti era stato autore di un Sillabario, utilizzato per le scuole pubbliche e private. 
Frontespizio del giornale "La Propaganda", del 1904
Nel 1871 partecipò al progetto della Scuola Internazionale.
Ecco quanto è riportato a tal proposito nel libro "Errico Malatesta, da Mazzini a Bakunin: la sua formazione giovanile....", di Misato Toda:
[...] "Essi erano convocati per turno, ed a piccole frazioni nelle ore antipomeridiane la domenica nel locale di San Severino a Pendino, ed ivi è pure istituita una scuola per insegnare ai figli degli operai dell'Internazionale, i maestri si chiamerebbero "Fratelli operai del pensiero" e tra costoro si annovera lo stesso Carmelo Palladino, Errico Malatesta e Tansella Giuseppe". [...]
La scuola della Internazionale cominciò dal 24 luglio e durò fino al 18 agosto 1871, allorché fu chiusa con decreto ministeriale. Parteciparono alla scuola circa 45 allievi, tra cui due ragazze; le lezioni si svolgevano di sera, e avevano frequenza giornaliera, escluso il sabato, la domenica e alcuni giorni festivi dell'anno.
Il caso narrato si verificò quando il maestro Giuseppe Tansella fu denunciato al Provveditore degli studi di Napoli per aver partecipato a un congresso socialista a Benevento, assieme al maestro Zanzi di Coppano (Ferrara), licenziato a sua volta per le idee socialiste.
Dopo quest'azione, la "Sezione maestri e maestre" della Camera del Lavoro di Milano approvò, come si apprende dall'articolo pubblicato dal giornale "La lotta" del 3-4 marzo1900: "...un ordine del giorno di solidarietà col maestro Tansella di Piscinola (Napoli) denunciato al Provveditore...". Vi aderirono un gran numero di maestri e maestre d'Italia.
Piazza Municipio a Piscinola (particolare cartolina), anni '30 ca.
Il maestro Tansella scrisse così una lettera al Provveditore, con la quale dichiarava di rifiutarsi di rispondere all'accusa, in quanto argomento estraneo ai suoi compiti istituzionali. Il caso rimbalzò nel consiglio comunale di Napoli, del quale, come già si è detto, era sindaco Antonio Summonte, a causa dell'interpellanza di un consigliere, con conseguente grande strascico di polemiche...!
Ecco il fatto apparso sulla cronaca del giornale "La Propaganda", i cui dirigenti, ovviamente, approfittarono del caso, per giunta di parte, per fare propaganda politica e attaccare, con sarcasmo, la tanto discussa amministrazione comunale dell'epoca:
"II casa Tansella
I nostri lettori ricorderanno la questione:
il Tansella: un vecchio nostro compagno maestro municipale a Piscinola, fu invitato con lettera d'ufficio dal nostro Sindaco a discolparsi presso il Provveditore dell'aver preso parte al nostro recente Congresso Campano Sannitico.
Il Tansella, dichiarandosi pronto a dare solamente spiegazioni che riguardassero il suo ufficio, vi si rifiutò e la lettera di rifiuto - che noi pubblicammo - ha dato luogo a una interrogazione in Consiglio comunale del consigliere di parte moderata, Sanfelice di Bagnoli.
Il Sanfelice discutendo la questione di fatto e quella di massima, si domandò come mai si poteva conciliare la minaccia di reato di pensiero inflitta al Tansella con la precedente dichiarazione del Sindaco riconoscente in tanti impiegati municipali la più ampia libertà di riunione e primo di organizzazione. Quella libertà , che voi concedete a quanti per fini più o meno giustificati pontellano la vostra morbosa amministrazione, perché si vuole negare al povero maestro di Piscinola? E Summonte rispose: disse che egli confermava la sua precedente dichiarazione, che l'invito fatto al Tansella era stato premurato dal Provveditore, che egli, se avesse voluto, avrebbe potuto traslocare il Tansella in altro paese, ma che ciò non ostante - e qui prese con tutte e due mani il suo molto coraggio -, avrebbe fatto  un'inchiesta, avrebbe conosciuto se la propaganda si proiettava nella scuola, avrebbe preso  occorrendo le disposizioni del caso, avrebbe infine fatto quello che egli, sindaco e massone, credeva opportuno di fare!
Corbelleria più, corbelleria meno, Summonte se la sbrigò, approvato in ispecial modo dal radicaloide Antonio Mirabelli, ma una nota ancor più stonata e forcaiuolissima non poteva mancare. Fu quella del verboso Auriemma, che a nome dei clericali vecchio stampo, sacramentò che egli, sindaco, non avrebbe mai permesso ad un maestro di professare opinioni socialiste. Ed i vostri preti, signor consigliere, non insegnano nelle scuole del Comune? Il biondo repubblicano-collettivista - rara la ... prudenza! - taceva."



L'accanimento contro il povero e vecchio maestro non terminò con questa avventura, infatti, col perpetuarsi dei soprusi a danno della sua persona e del suo ruolo di insegnante, il poveretto scrisse un'altra lettera di protesta al giornale "La propaganda" (pubblicata nell'edizione del 3 dicembre 1900), con tono alquanto acceso, che così recitava:
"Nella scuola di Piscinola
Cara "Propaganda"
Come prima, nei villaggi si dispotizza ancora: si fa
ciò che si vuole, non ciò che si deve. Oggi, giorno 16,
mi sono recato a scuola al solito, dieci minuti prima. Si
può credere? Non mi è stato permesso mettere piede,
perché non era ora. Chi è con la legge scolastica è sov-
versivo. Dove siamo? In qual regno? Di chi la colpa?
La risposta l'aspettiamo dal sig. regio delegato.
   Piscinola, 16 novembre 1900.
                                        L'insegnante
                                  Tansella Giuseppe".



La storia che abbiamo riassunto appartiene, come le tante altre che abbiamo fin qui narrato, a un piccolissimo borgo di periferia, posto a nord della metropoli che, nonostante la sua piccolissima entità, è stato più volte al centro della storia della città di Napoli e della Regione, varcando spesso i confini regionali. 
Un  luogo di passioni, di iniziative, di dibattiti e di discussioni, anche politiche. Un Borgo vivo, che in ogni tempo è stato sempre al centro della vita comunitaria cittadina.
Salvatore Fioretto

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