domenica 3 agosto 2014

Dalla letteratura e da Internet...Un ricordo della festa del Salvatore...


...6 agosto..., su tutti i calendari si legge: "Trasfigurazione di N. S.", ma per noi è ancora la "festa"..., la festa di Piscinola...! La festa del SS. Salvatore!
Altare della chiesa Parrocchiale del SS. Salvatore (2009)
Tanto è antico questo legame che un tempo Piscinola era anche denominata "La terra del Salvatore"; forse furono i continui contatti avuti nel medioevo con i monaci del monastero del SS. Salvatore di Napoli a far nascere negli abitanti questa antichissima devozione, direi molto particolare, verso il Gesù Trasfigurato, culto importato dalla Grecia, dove il Salvatore era venerato (ma è più corretto dire "adorato") con l'appellativo di "Divina Sapienza".
Quanti piscinolesi si chiamavano un tempo Salvatore? Tantissimi! Si può dire che in ogni famiglia si contava almeno un rampollo con tale nome! Una tradizione nata per suggellare una specie di patto tra il Patrono, il territorio e la sua comunità: un autentico legame storico-antropologico verso la figura del Salvatore, che ha caratterizzato sicuramente la storia e le vicende di questo luogo. 
Un tempo nel borgo di Piscinola si organizzavano solenni festeggiamenti in onore del SS. Salvatore, che richiamavano curiosi e appassionati sia dal centro cittadino che dalla sua Provincia; oggi, a malapena, si eseguono brevi fuochi pirotecnici, verso la sera del giorno della ricorrenza... 
Come avvenuto per la "festa", così l'usanza di porre il nome "Salvatore" ai fanciulli sta lentamente scomparendo negli ultimi tempi, notiamo, sperando vivamente di essere smentiti, che nelle famiglie di oggi sono sempre meno i genitori che affidano il nome del Patrono ai loro figli. 
Affresco del SS. Salvatore (XVII sec.), part. foto del m.tro G. Vitagliano
Tutta una tradizione, purtroppo, che va inesorabilmente annullandosi nel dimenticatoio della cosiddetta modernità dei nostri tempi...!
Degli antichi festeggiamenti popolari di Piscinola ne hanno parlato diversi scrittori nelle loro opere letterarie, qui riportiamo la breve citazione che la grande scrittrice e giornalista Matilde Serao fece sulla testata de "Il Giorno", il 15 luglio 1904. Il testo fu successivamente raccolto, insieme ad altri racconti, in un'opera completa, pubblicata con il titolo "I Mosconi".

Intanto, già da qualche anno, nel sito internet intitolato "SantissimoSalvatore", curato da alcuni cittadini del Comune di Militello Val di Catania, è stata inserita anche Piscinola, nell'elenco delle cittadine italiane che hanno affidato il patronato al SS. Salvatore. Li ringraziamo ancora in questa pagina del blog!

Sito di Militello Val di Catania (Catania) che elenca i luoghi italiani dove il SS. Salvatore è il Patrono, tra essi Piscinola (Foto n.18).
 http://www.santissimosalvatore.com/SEZ-festa-patronale/festa-patronale-content.php?id=altreFeste

Auguri a Piscinola, la "Terra del Salvatore", auguri a tutti i miei concittadini e, in particolare, a quelli che portano come me il Suo nome. 

Salvatore Fioretto


Invitiamo i lettori a vedere il documfest: "Piscinola e il Suo Salvatore", pubblicato l'anno scorso, regia di Dario De Simone (ecco il link): https://www.youtube.com/watch?v=eqv3fnBOpl8


Le festicciole
(dai "I Mosconi" di  Matilde Serao; racconto pubblicato sul giornale “Il Giorno”, del 15 luglio 1904) 
"Ecco che, con l’estate grave ed asfissiante, con le prime spiche che si arrosolano agli angoli delle vie, sui fornelletti portatili, fumicano nei caldaioni trascinati sulle rotelle, con i primi cocomeri che rosseggiano sulle bancarelle, alla novissima luce dell’acetilene, tutti i vicoli di Napoli, tutte le strade dei sobborghi, tutte le piazza dei paesi suburbani diventano il regno il trionfo, l’apoteosi della festicciola.
Festeggiamenti in provincia di Napoli, anni '30
Oh, la classica, la tipica festicciola, fantasmagoria luminosa della nostra infanzia lontana, gioia degli scugnizzi, delizia delle sartine, felicità ineffabile di tutti gli inquilini delle case circostanti, che il profumo dell’olio gocciante delle lampadine policrome e i vibranti colpi di grancassa delle musiche campagnuole, mantengono in uno stato di eccitamento piacevolissimo fino a tarda ora di notte!
Quale istituzione più paesana, più indigena di questa? E quale manifestazione più caratteristica dei sentimenti di fede e di arte di un popolo amante dei colori, delle musiche,  degli spari, che improvvisa una festa con quattro stracci rossi e azzurri, una frangia dorata e quattordici bicchierini di vetro colorato?
E, dal giugno all’ottobre, è tutto una sfilata di santi, tutta una fioritura di festicciole, tutta un’orgia di lampadine, di ferze, di fuochi pirotecnici e di bande. Ogni strada di Napoli, dalla fastosa Pignasecca al modesto vico Scassacocchi, ha, in questi cinque mesi, il suo santo e la sua festa; e ad ogni otto passi v’imbattete in una fuga di archi luminosi, in una Kermesse di castagnari, nocellari e torronari, e ad ogni cantonata vi arriva all’orecchio la gaia voce del venditore di gelati a un soldo o uno squarcio del Trovatore o della Cavalleria Rusticana, massacrato da una banda che non è di malfattori, ma che si direbbe tale… E Miano, Piscinola, Marianella, sfoggiano anch’essi i loro lumi colorati e le loro bandiere, e San Giovanni a Teduccio, Portici e Resina, diventano tutto un caleidoscopio luminoso e disseminano le notti di punti d’oro, di rubini e d’ametista, schiudentisi nel cielo come strani fiori di luce…
Matilde Serao
Tutto questo fa sorridere, forse, lo scettico; fa strizzire, forse, l’uomo nervoso, a cui gli spari e i tromboni danno l’emicrania; ma il sognatore, ma colui che rievoca le ricordanze lontane, ma colui che vede in ciascuna di queste festicciole un poco dell’anima napoletana, anima vibrante ed entusiastica, è lieto in fondo, di questi lumi, di queste musiche, di questa piccola straccioneria clamorosa e simpatica, e si commuove, anche, un poco, alla gaiezza dei monelli seminudi che fanno le capriole innanzi ai palchi delle musiche, e alle tenerezze delle coppie d’innamorati che passeggiano sotto gli archi scintillanti, in abito di festa, con un sorriso sul labbro e un raggio di contentezza negli occhi…
E pensa, il sognatore, che il nostro popolo si contenta di tanto poco, che vale, veramente la pena di benedire a ciò che gli dà un quarto d’ora di felicità, anche che sia meschino o banale, anche che i tromboni stonino e le lampadine sentano di moccolaia!"